La cittadina ha vissuto anni di grande produttività dal XVI al XVIII secolo, in parte grazie all’insediamento dei padri Begardi (laici che vivevano in povertà denunciando i soprusi del Clero e spostandosi di villaggio in villaggio) che iniziarono a produrre birra presto emulati dai contadini della zona.
Due guerre mondiali e l’avvento delle lager hanno minato a tal punto la popolarità della bevanda da decretarne la morte apparente alla fine degli anni ’50, quando anche l’ultimo birrificio della zona aveva cessato la produzione.
E’ stato Pierre Celis, lattaio di Hoegaarden, a salvare e rilanciare lo stile. Celis, che aveva lavorato per un birrificio della zona, evidentemente carpendo qualche segreto, nel ‘66 ha fondato la Brouwerij Celis (in seguito ribattezzata De Kluis) e iniziato a produrre la sua birra bianca chiamata appunto Hoegaarden, in omaggio alla cittadina.
AROMA: primeggia solitamente la speziatura, in particolare le note erbacee fresche/balsamiche e lievemente agrumate del coriandolo. Importante il contributo del lievito che sorregge e completa i sentori percepiti dal naso. Non dovreste sentire aroma di luppolo;
ASPETTO: schiuma bianca e densa, di media persistenza. Liquido torbido tra il paglierino e il dorato chiarissimo nel bicchiere.
IN BOCCA: l’apporto del frumento ringalluzzisce la freschezza (acidità), insieme alla carbonazione (anidride carbonica), il corpo abbastanza snello e il tenore alcolico contenuto (4,5- 5,5% vol.). Tutto rende il sorso piacevolmente fresco e di facile approccio. Non dovreste percepire amaro.
(fonte dissapore.com)